Napoli, “L’edicola di Roberto, dove amare è pazienza”

Scritto da il 14. Febbraio 2019

“Qui e ora”, il commento

di MIRIAM CANDURRO

Nel giorno in cui si celebra il sentimento “che muove il sole e le altre stelle” fa capolino, grazie ad un piccolo avvenimento di cronaca, una virtù che ho da sempre considerato il vero metro dell’amore. Una virtù spesso bistrattata e relegata ad un ruolo secondario, quasi da comparsa, ritenuta poco importante. Dimenticata, nel migliore dei casi. Eppure questa va sempre sottobraccio con l’amore, e l’amore senza di essa non credo avrebbe ragione di esistere. Questa virtù si chiama pazienza.

Siamo pazienti con le persone che amiamo, perché rispettiamo il loro modo di essere e i loro tempi che spesso, troppo spesso, non corrispondono ai nostri. Ci sforziamo di essere pazienti, quindi, per amore. Ci compenetriamo e impariamo il valore dell’attesa. Sicuramente una virtù anacronistica, visto che al giorno d’oggi attendere è per noi un concetto quasi sconosciuto. Né tantomeno possiamo chiedere agli altri di perdere del tempo prezioso, sarebbe una pretesa troppo ardua.

Eppure, in una piccola edicola di Soccavo, ai clienti si chiede proprio la pazienza. Si spiega, su un foglio A4, che i tempi di Roberto, che darà i giornali solo a chi glielo saprà chiedere “a modo suo” e saprà attendere senza fretta, sono, a volte, più lunghi di quelli abituali. Perché Roberto è autistico. In quel cartello appeso fuori l’edicola non c’è solo una richiesta gentile. C’è il mondo di Roberto spiegato agli estranei, e la chiave per poter entrare in contatto con lui senza destabilizzare le sue piccole certezze. Quella chiave non è niente altro che la pazienza. Ed è come se i genitori di Roberto, in quelle poche righe scritte sul cartello fuori dalla loro edicola, avessero chiesto al mondo di amare Roberto proprio come lo amano loro. Attraverso la virtù di cui non si parla mai abbastanza.

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