La musica dei nostri figli e una distanza incolmabile
Written by Miriam Candurro on 14. Dicembre 2018
Qui e ora di MIRIAM CANDURRO 13 Dicembre, 2018
Ho un ricordo nitido dell’espressione che si dipingeva sul volto di mio nonno quando in tv compariva Riccardo Cocciante. Non ho mai capito il perché, ma lo guardava infastidito. “Questo non é un cantante”, borbottava prima di cambiare canale, e prima di chiosare a voce più bassa “Claudio Villa, quello era un cantante”. Ero una bambina, non sapevo chi fosse Claudio Villa, ma Cocciante non lo trovavo affatto male, io.
Poi sono cresciuta, e a tredici anni ho scoperto Eros.
Insistevo perché nell’autoradio durante i tragitti più lunghi si mettesse la mia cassetta preferita, e mentre andavano le note di “Cara prof” mio padre mi chiedeva come potesse piacermi uno che cantava col naso. “Sembra che abbia il raffreddore”, diceva stranito mentre guidava e mi sbirciava dal retrovisore. “Sembri il nonno..” gli rispondevo io, senza capire come potesse non piacergli un cantante che io trovavo bravissimo.
Ora ci sono io dall’altra parte, seduta davanti. Sono io a guidare mentre i miei figli, dietro, litigano per ascoltare le canzoni in auto. E sono io a non capire, a sentirmi fuori luogo.
Per quanto mi sforzi, sento la distanza incolmabile tra le mie canzoni, quelle che raccontavano di speranza, di sogni, di ragazzi di periferia che lottavano per un futuro migliore, e le canzoni dei miei figli, arrabbiate con il mondo, con la vita, arroganti, pronte a inneggiare alla ricchezza come unico valore in cui credere e ai “viaggi” fatti in quattro mura. E mi rendo conto che la mia incapacità di capire va ben oltre quella di mio padre e di mio nonno. Qui non si parla più di gusti e di qualità canore. Si parla dei messaggi che piano entrano sotto pelle, che piano plasmano menti e cuori. E sale la paura che quelle parole, che ora i miei figli ripetono senza neanche capire il significato, domani mattina condizionino i loro pensieri e le loro scelte di vita. Perché la musica lo fa. Lo ha fatto con me Eros, tanti anni fa. In ogni senso.