La mia Edenlandia, una giornata speciale tra pirati e draghi cinesi

Scritto da il 29. Luglio 2018

Quieora

di MIRIAM CANDURRO

Quanto è grande l’Edenlandia nei miei ricordi di bambina. Uno spazio senza fine, pieno di suoni, immagini e profumi. Se chiudo gli occhi posso richiamare tutto alla mente, come fosse ieri. Posso riascoltare e distinguere i motivetti di ognuna di quelle giostre.

Sentire ancora la voce che incita i giocatori a prendere il fiocco per fare un giro gratis sul drago cinese, o la canzone che accompagna il percorso del trenino, o ancora il rumore metallico e ripetuto delle ruote dei vagoni sulle montagne russe.

Posso vedere i pirati, stanchi e scoloriti, nella stessa posizione da chissà quanti anni su una nave sotto il sole, o la testa di una donna che appare in una palla di vetro nella casa degli orrori mentre il soffitto scende sempre più in basso, o i pesciolini rossi in piccole bocce di vetro pronti ad essere dati in premio a chi ha la mira migliore. Posso ancora sentire il profumo dei dolci all’ingresso, l’odore del ferro delle catene riscaldato dal sole o dell’acqua del laghetto artificiale che corre lungo il ristorante.

Posso avvertire ancora sottopelle quella gioia irrefrenabile, l’emozione che ti prende la pancia, la sensazione di una felicità tangibile. Se chiudo gli occhi la mia Edenlandia è lì, bellissima e senza tempo. E quelle ore trascorse lì dentro si caricano di significati ben più profondi di una semplice giornata al luna park.
Sono i momenti in cui si superano piccole e grandi paure, in cui si azzerano le differenze di età e ti ritrovi a divertirti insieme ai grandi, allo stesso modo.
È il ricordo di una giornata speciale, di un piccolo lusso che capitava una volta all’anno e, forse, proprio per questo resta nel cuore e negli occhi più di molti altri.

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